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Death Of A Unicorn - Alex Scharfman



Quando l'A24 scende in campo è difficile rimanere indifferenti e di certo, sin dall'annuncio e con l'arrivo dei trailer, "Death Of A Unicorn", non ha in alcun modo rappresentato un anomalia all'interno di questa equazione.


Elliot e Ridley, padre e figlia interpretati rispettivamente da Paul Rudd e Jenna Ortega, si stanno recando per un meeting alla tenuta di Odell Leopold e della sua famiglia, ma proprio mentre stanno per raggiungere la destinazione investono accidentalmente un animale che sembra avere le sembianze di un unicorno, che verrà prontamente ucciso da Elliot e nascosto all'interno del bagagliaio dell'auto affinché al suo arrivo nessuno sospetti di nulla; le cose però non adranno propriamente nel verso giusto e la serenità dei presenti sul luogo verrà messa in serio pericolo...


Un incipit tanto semplice quanto accattivante, quello della pellicola diretta da Alex Scharfman, che qui alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa da dimostrazione di saperci fare, gestendo i personaggi e gli spazi (perlopiù chiusi) a propria disposizione in modo solido e con una regia di mestiere che di certo non sfigura se paragonata ad opere prime di altri colleghi che si sono viste nell'ultimo periodo.


La narrazione, soprattutto nella prima parte, incalza in modo stuzzicante posizionando le pedine in campo in attesa dell'explpoit che da lì a poco metterà in moto gli eventi e che culminerà in un susseguirsi di morti e colpi di scena che ribalteranno del tutto lo status quo e le aspettative costruite meticolosamente lungo il percorso.


L'opera di Scharfman è una commedia horror grottesca, una sorta di rivisitazione in chiave dark e moderna di elementi fantasy che hanno segnato il genere nel corso degli anni e fin dalle prime battute non nasconde la propria natura, presentandosi allo spettatore come un operazione satirica e dissacrante volta a criticare la speculazione capitalistica e la deriva sempre più edonista ed egoriferita che sembra avvolgere la società contemporanea; non è infatti un caso la presenza di inserti fantasy all'interno dell'operazione, utilizzata quasi come capro espiatorio per mettere alla berlina gli stilemi di un mondo che dovrebbe esercitare un certo sense of wonder, che viene invece sgretolato cadendo sotto i colpi bassi e infimi della cupidigia e dell'ambizione umana.


Le riflessioni e gli attacchi socio-politici che vengono sezionati lungo il corso della pellicola però, non sempre colpiscono con la stessa dose di potenza; sarà pressoché condivisibile, col passare dei minuti, riscontrare un non so che di già visto di fronte ad un prodotto che parte da premesse originali per poi affievolirsi su se stesso nel passaggio da un atto all'altro, grazie (o per colpa) ad una gestione dei toni e del registro narrativo che finisce per diventare ridondante, manieristico e ai limiti del clichettoso.


Anche la riflessione inerente alle famiglie disfunzionali nell'ottica del rapporto genitore figlio, qui incarnata nei personaggi di Rudd e della Ortega, scava appena in superficie depotenziando per la maggior parte tutti i discorsi che in merito all'argomento il film avrebbe voluto indagare e che dovrebbero esplodere nell'epilogo con scarsi risultati...

Non tutto però è da buttare: la regia come detto funziona, gli attori se la cavano egregiamente dando l'impressione di essersi realmente divertiti durante le riprese, il film intrattiene senza mai annoiare e in un marasma di argomenti non sempre sviscerati nel migliore dei modi qualcuno di questi colpisce generando delle riflessioni interessanti.

Fermandoci a ragionare però su chi era coinvolto alla produzione (tra i produttori esecutivi compare persino Ari Aster) sul cast a disposizione e sul soggetto di partenza, era lecito aspettarsi, quantomeno dalla A24, un prodotto più graffiante e solido, in linea con la qualità e con l'anima della filmografia che abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare col passare degli anni.


Una grande occasione sprecata, che sebbene si lasci guardare con piacere lascia sul piatto più rimpianti che conferme, portandoci istintivamente a chiederci per quale motivo si sia scelto di affidare nelle mani di un esordiente e non ad un profilo più esperto e avvezzo nel circuito del cinema di genere, le redini di un prodotto dalle potenzialità infinite che funziona più nelle intenzioni che nella loro rappresentazione...un po come la cgi degli unicorni...

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